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Piccolo sarà sempre bello?

Piccolo sarà sempre bello?

Un sospiro di sollievo e un senso di soddisfazione non possono certo mancare di fronte agli ultimi dati relativi all’economia italiana. Il Commissario all’Economia UE Paolo Gentiloni ha reso noto recentemente i risultati dell’economia dei paesi europei mettendo in evidenza che per l’Italia la performance del primo trimestre 2023 ha fatto registrare un incremento del PIL rispetto al trimestre precedente pari allo 0,5% ed una previsione d’incremento per il 2023 dell’1,2%. Nello stesso periodo la Germania, a causa della necessità di recuperare il calo dello 0,5% registrato nell’ultimo trimestre del 2022, non ha realizzato alcun incremento, la Francia ha conseguito lo 0,2% e la Spagna ha rilevato un altro consistente 0,5% pari a quello del nostro Paese.
L’ISTAT a commento del dato nazionale ha evidenziato che esso riflette “dal lato dell’offerta una crescita sia del comparto industriale, sia di quello dei servizi”, a cui il turismo è certamente il settore che ha dato, e sta continuando a dare un contributo molto rilevante.

Di fronte a questi dati non ci si può non chiedere quali possano essere le cause di questa ripresa italiana in un contesto di estrema turbolenza globale caratterizzato tra l’altro da guerra in Ucraina, iniziali e non dissolti problemi energetici, inflazione, rialzo dei tassi d’interesse, e non ultime difficoltà di reperimento di personale nel mercato del lavoro. Se si prescinde da questi fattori “contingenti “l’attenzione non può non concentrarsi su una caratteristica sostanzialmente di struttura del sistema economico italiano individuabile nella prevalente presenza di piccole e piccolissime aziende spesso a carattere familiare dotate di grande flessibilità o come si direbbe oggi di forte resilienza. Questa fruttuosa polverizzazione che nel periodo post bellico contribuì al miracolo economico italiano e negli anni successivi a una sostanziale stabilizzazione sociale ed economica, anche all’insegna del mantra nazionale dell’arte di arrangiarsi, trovò la sua consacrazione valoriale nello slogan “piccolo è bello“. Coniato alcuni decenni orsono da un ben noto sociologo italiano (De Rita) che ne valorizzò gli aspetti positivi, ha trovato una più recente rivitalizzazione in chiave anche ecologica nei più recenti scritti di un economista tedesco (Schumacher, 2011), raccolti proprio con quel titolo, che non ha comunque rinunciato a porsi il problema dei loro limiti in un mondo in cui il rafforzamento delle dimensioni delle aziende ha acquisito un peso e una valenza sempre più crescente.
Tuttavia nella storia dei Paesi, a volte per alcune inattese circostanze, un possibile elemento di relativa debolezza può trasformarsi in un punto forte. Così è stato per l’Italia, in relativo ritardo nel processo di trasformazione delle piccole aziende in medie imprese, ove dall’attuale fase di crisi post pandemica le più efficienti e piccole aziende sono uscite ancora vive e reattive e, grazie alla loro dimensione e a non pochi sacrifici, si sono garantite la sopravvivenza. Nello stesso tempo in un Paese come la Germania, la più rilevante incidenza di medie aziende, che negli anni hanno contribuito a processi di stabile crescita, ha probabilmente comportato una meno rapida capacità di recupero a causa dei vincoli che la maggiore dimensione impone principalmente in termini di riallocazione del personale, di capacità di finanziamento, di mantenimento di adeguate quote di mercato ecc… Quindi piccolo sarà sempre bello e servirà a garantirci comunque nel futuro positivi e permanenti risultati o, pur ringraziando come sempre la nostra buona stella, sarà necessario pensare anche a iniziative strutturali di sostegno e a meccanismi di assistenza a processi di eventuale aggregazione di varia natura per rafforzare la solidità sul mercato della presenza delle piccole imprese? E’ lecito sperare che non si cerchi la risposta a questo interrogativo in una nuova post pandemia al termine della quale poter affermare che in fin dei conti… per noi piccolo è sempre e ancora bello

Autore:
GIORGIO DE PASCALE
Università Milano Bicocca
Docente di “Organizzazione delle strutture ricettive“