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IL TURISMO VISTO DA KEPLER-452B

IL TURISMO VISTO DA KEPLER-452B

Editoriale a firma del direttore Stefano Regine

Ogni tanto, per guardare meglio le cose, bisogna allontanarsi. E allora mi concedo un piccolo esercizio mentale: immagino di non essere qui, non essere italiano, neppure terrestre. Immagino di atterrare sul nostro pianeta, per caso, da Kepler-452b – un punto qualunque nell’universo, senza memoria, senza riferimenti. Atterro in Italia e osservo. Con occhi nuovi.

Quello che vedo è, senza mezzi termini, straordinario. Una densità di bellezza che non ha eguali. Paesaggi che cambiano a ogni curva, città che raccontano secoli in un solo sguardo, persone che ti parlano prima ancora di conoscerti. Ma poi, un dettaglio stona: i turisti, tutti nello stesso punto. Sempre gli stessi luoghi, le stesse foto, le stesse code.

È qui che la prospettiva si ribalta. Perché, come ha ben ricordato Ruben Santopietro, CEO di Visit Italy, oggi il 70% del turismo straniero si concentra sull’1% del nostro territorio. Che detto al contrario significa una cosa ancora più potente: il 99% dell’Italia è ancora da raccontare, da valorizzare, da vivere.

Ecco allora il senso di questo numero: esplorare il non visto, dare voce al sommerso, andare oltre ciò che è già noto. Non per inseguire l’alternativo, ma per ritrovare un senso più pieno del nostro ruolo come operatori dell’ospitalità. Perché il turismo non è – o non dovrebbe essere – solo una questione di flussi. È un modo per abitare il mondo, e per accogliere chi lo attraversa.

In queste pagine abbiamo scelto di raccontare idee, progetti e visioni che parlano a un settore che non si ferma mai. Parliamo di mete conosciute ma anche di territori minori che stanno riscrivendo la propria storia attraverso l’accoglienza. Di esperienze che non cercano il clamore ma la qualità. Di ospitalità che si ripensa nella forma, nei materiali, nei dettagli sensoriali.

Abbiamo parlato anche di tecnologia, certo, ma con un approccio concreto: non come feticcio futurista, ma come strumento per semplificare, migliorare, risparmiare. Soluzioni intelligenti che risolvono problemi reali, nella gestione delle strutture, nella relazione con il cliente, nella personalizzazione dei servizi.

E naturalmente, ci siamo soffermati sulle persone. Quelle che ogni giorno costruiscono il senso profondo del nostro mestiere. Perché l’ospitalità, anche nell’epoca dell’intelligenza artificiale, resta fatta di sguardi, di parole, di gesti. È un lavoro umano, e chi guida un’impresa lo sa bene: non c’è tecnologia che tenga senza una squadra motivata, formata, valorizzata.

Infine, abbiamo gettato uno sguardo su ciò che sta cambiando nei mercati globali. Cosa cercano davvero oggi i viaggiatori? Cosa significa lusso, comfort, esperienza? Qual è il linguaggio giusto per raccontare una destinazione, una struttura, un’idea? Domande che ci accompagnano, e a cui proviamo a rispondere con intelligenza, senza slogan.

Questo è un numero che non si limita a fotografare il settore, ma che prova a leggerlo, ad anticiparlo. Che vuole stimolare riflessione, generare connessioni, offrire ispirazione.

E se ogni tanto vi capita di sentirvi spaesati in mezzo al rumore dell’overtourism, della concorrenza globale o delle pressioni quotidiane, fate come me: fermatevi un attimo e provate a guardare l’Italia come se fosse la prima volta. Come se arrivaste da molto lontano. Da Kepler-452b, per esempio.

Potreste scoprire che ciò che abbiamo sotto gli occhi è molto più vasto e prezioso di quanto crediamo. Il futuro è davanti a noi. Continuiamo a scriverlo, insieme.

Buona lettura. E buon lavoro, sempre.

STEFANO REGINE

CEO di HB

Editore di Hospitality Business Magazine Italia

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