Il 2023 sta per giungere al termine e finalmente possiamo tirare le somme: turismo da record in Italia quest’anno, con numeri che raggiungono, se non addirittura superano, i livelli pre-pandemia.
Le prime stime, apparse sulle principali testate nazionali e pubblicate dall’AGI, parlano di una crescita superiore al 45%. Percentuali che segnano addirittura un +70,5% quando si parla di turisti stranieri, che hanno letteralmente preso d’assalto il Belpaese per godersi le meritate vacanze.
Dati positivi, certamente, soprattutto per un settore di notevole importanza per il nostro paese e che ha subito una forte crisi negli anni passati. Ma cosa succede quando i turisti in arrivo sono celiaci? Le strutture turistiche nel nostro Paese sono davvero in grado di accoglierli in modo sicuro ed efficiente? E non parliamo solo di alberghi e resort, ma anche di b&b, villaggi turistici, affittacamere, ostelli, malghe e rifugi, campeggi, e chi più ne ha più ne metta.
Si parla di milioni di turisti che affollano le nostre città d’arte, le località marittime, così come quelle di montagna e di campagna, e, tra questi, non si possono escludere tutti coloro che hanno esigenze speciali per la propria dieta. Non dimentichiamo che la celiachia colpisce l1% della popolazione mondiale, e che questo numero va moltiplicato per i membri della famiglia, o del gruppo di amici, che accompagnano i celiaci nelle loro vacanze e che saranno orientate verso strutture in grado di offrire il servizio senza glutine. Un’esigenza che non nasce da una moda radical chic, né tantomeno da una scelta alimentare temporanea, ma che è semplicemente l’unica terapia che queste persone devono seguire permanentemente per poter vivere in salute. Numeri che realisticamente si moltiplicano ancora, se pensiamo che l’Italia è vista come il “paradiso dei celiaci” ed è quindi prevedibile che la percentuale dei celiaci tra i turisti stranieri sia maggiore della media generale.
Con queste premesse e i numeri da capogiro del settore turistico, oggi come oggi è impensabile per una struttura ricettiva non offrire il servizio senza glutine. Sì, perché il gluten free non è solo un modo inclusivo di accogliere turisti italiani e stranieri, ma soprattutto una maniera per distinguersi, anticipando la concorrenza e aumentando quindi la propria clientela, che tenderà a tornare se ha ricevuto un servizio efficiente, sicuro e professionale.
Se il servizio senza glutine è ormai immancabile e irrinunciabile nelle strutture di fascia alta, può e deve essere altrettanto anche per tutte le altre categorie alberghiere e turistiche, diventando così un vero elemento differenziante.
I trend del momento, infatti, richiedono sempre di più esperienze personalizzate e olistiche, in grado di abbracciare benessere, salute e gastronomia. Esperienze che siano adatte e attente alle esigenze di tutti, soprattutto coloro che, per motivi di salute, sono costretti a seguire un tipo di alimentazione e uno stile di vita specifico.
Sempre più strutture turistiche, infatti, stanno puntando su ristorazione e colazioni di alta qualità, locali con formule innovative, degustazione ed eventi culinari per attirare nuovi clienti, anche celiaci, offrendo loro un’esperienza esclusiva e indimenticabile durante tutto il soggiorno.
Scegliere di offrire il senza glutine, quindi, è un modo etico di ampliare i propri servizi, ma anche un’opportunità di crescita economica. Per farlo in modo sicuro, però, servono competenze specifiche in materia di celiachia, che AIC, l’Associazione Italiana Celiachia, offre alle strutture ricettive italiane grazie al programma Alimentazione Fuori Casa senza glutine.
Secondo un recente studio, infatti, il servizio gluten free assicura sempre un ritorno economico, che aumenta in modo esponenziale per le strutture affiliate al circuito AFC, raggiungendo addirittura l’86%. Inoltre, più del 70% delle persone che soffrono di questa patologia, ha dichiarato di rivolgersi sempre agli stessi locali, garantendo alti livelli di fidelizzazione, non solo tra i clienti celiaci, ma anche delle loro famiglie e amici che li accompagnano in vacanza.
Il programma AFC, quindi, garantisce alle strutture aderenti di imparare a gestire la celiachia non solo in maniera sicura, ma anche soddisfacente. Oltre alla formazione, infatti, è previsto un percorso di consulenza e aggiornamento continuo, dedicato alla definizione del menù, all’organizzazione della cucina, alla preparazione, al servizio e a eventuali criticità che possono emergere in ognuna di queste fasi. Inoltre, AIC garantisce numerose attività promozionali, attraverso una serie di strumenti di comunicazione rivolti alle persone celiache socie dell’associazione e non solo.
Aderisci al circuito AFC dell’Associazione Italiana Celiachia: contatta la sede AIC più vicina a te!
Fonte: AGI e Milano Finanza
Autore:
Stefano Regine
Direttore di “Hospitality Business Magazine” e HBConsortium.com
Consulente ed esperto in nuove tecnologie applicate al settore alberghiero ed extra-alberghiero nazionale